Il giorno sabato 17 gennaio 2015, presso il centro Anziani di Voghera di via Gramsci, con la collaborazione della Consulta del Volontariato per i problemi sociali, l’ assessorato ai servizi sociali del comune di Voghera, rappresentato dal dottor Baggini, l’ Associazione artigiani di Voghera, e l’associazione di volontariato C.H.I.A.R.A. Onlus, si è affrontato l’argomento legato alla problematica della violenza di genere.
Il termine violenza di genere è usato molto spesso per definire la violenza contro le donne. La violenza di genere riguarda donne e bambine, ma coinvolge anche minorenni come ad esempio nel caso della assistita.
L’obiettivo dell’incontro e di fornire uno strumento di conoscenza popolare sul termine violenza di genere comunemente utilizzato ma in realtà poco conosciuto.
Vengono quindi messe a disposizione dei partecipanti alcune slide utili per la distinzione delle varie sfaccettature che il termine comprende.
La Violenza fisica – evidente ma non scontata in quanto, molto spesso, la donna tende a nascondere cause, colpevoli e conseguenze.
La Violenza psicologica – invisibile – sottile, ma pericolosa per le conseguenze e i danni che può arrecare alla persona. Ci sono parole, comportamenti che nessuna legge punisce e che possono uccidere psichicamente una persona o ferirla in modo grave e, spesso, irreversibile. La provocazione continua, l’offesa, la disistima, la derisione, la svalutazione, la coercizione, il ricatto, la minaccia, il silenzio, la privazione della libertà, la menzogna e il tradimento della fiducia riposta, l’isolamento sono alcune forme di violenza psicologica.
Lo Stalking – atti persecutori che intimano paura nella vittima e nelle persone a lei vicino causando forti traumi costringendo la vittima a stravolgere le normali abitudini di vita
La violenza sessuale è, secondo la definizione del codice penale italiano,la costrizione mediante violenza o minaccia a compiere o subire atti sessuali.In proposito si parla comunemente anche di stupro o (nel caso abbia luogo la congiunzione carnale) di violenza carnale.
La violenza assistita intrafamiliare è una forma di violenza domestica che consiste nell’obbligare un minore ad assistere (da qui il termine “assistita”) a scene di aggressività o violenza verbale, fisica, sessuale tra persone che costituiscono per lui un punto di riferimento o su persone a lui legate affettivamente, che siano adulte o minori. La violenza assistita, in quanto maltrattamento psicologico, comporta effetti a livello emotivo, cognitivo, fisico e relazionale. Anche se non risulta dimostrabile una correlazione lineare tra la violenza assistita e l’insorgenza di esiti clinici, conseguenze dannose provocate da abusi, maltrattamenti e violenze, si verificano con grande frequenza, anche nei casi in cui il bambino non manifesti un sintomo immediato.
La violenza economica utilizzata per creare o mantenere una dipendenza economica, non dare alcun mantenimento o darlo in misura inadeguata, costringere all’assunzione di impegni finanziari, vietare o impedire il lavoro o la formazione, sfruttare il lavoro, abusare della disponibilità di mezzi finanziari.
Il termine femminicidio, nella sua accezione contemporanea, è un neologismo semantico che identifica tutti quei casi di omicidio doloso o preterintenzionale in cui una donna viene uccisa da un uomo per motivi basati sul genere. Esso costituisce dunque un sottoinsieme della totalità dei casi di omicidio aventi un individuo di sesso femminile.
L’associazione C.H.I.A.R.A. si propone, come missione prioritaria di:
• istituire un Centro Antiviolenza dove accogliere le donne vittime di violenza e di maltrattamento familiare ed extrafamiliare o che vivono in una situazione di disagio e fornire sostegno e aiuto; inoltre, nel rispetto dell’autonomia e dell’autodeterminazione delle donne, individuare percorsi di uscita da situazioni di violenza e maltrattamento attraverso: sostegno psicologico, consulenza legale, consulenza per la ricerca di un’attività lavorativa, ospitalità in una struttura protetta e qualunque intervento volto ad interrompere le situazioni di maltrattamento, violenza o disagio.
Durante l’incontro viene rappresentato dalla Dottoressa Marinella Giuni, psicologa dell’associazione, uno dei casi seguiti dal Centro.
Viene raccontato la storia di Paola (nome inventato ma storia vera) gli obiettivi di aiuto proposti dall’associazione e si invita i partecipanti, a riflettere sul prezzo che la stessa deve pagare per mantenere l’equilibrio in attesa che il giudice fissi l’udienza di separazione:
•Rassegnazione
•Silenzio
•Accettazione
Oltre a fornire informazioni sulla materia trattata, ci si propone l’obiettivo di trasmettere alcuni messaggi diretti da noi ritenuti di rilevata importanza.
Molti possono aiutare ma non lo sanno!
La pigrizia e la paura che coinvolgono il nostro essere, spesso, purtroppo, così come per un caso recente di cronaca successo a Pavia, porta le persone bisognose ad estremi inaspettati.
Occorre, inoltre, credere e trasmettere Speranza, così come nella violenza di genere ma anche nelle problematiche di vita quotidiana.
Nel vortice di questa vita così complicata, così veloce, attraversando tunnel e rampe inaspettate, si può sempre giungere ad una meta.
La speranza ci DEVE tenere per MANO…
“Le quattro candele”
Le quattro candele, bruciando, si consumavano lentamente.
Il luogo era talmente silenzioso,
che si poteva ascoltare la loro conversazione.
Il”IO SONO LA PACE,
ma gli uomini non mi vogliono:
penso proprio che non mi resti altro da fare
che spegnermi!”
Così fu e, a poco a poco, la candela si lasciò spegnere completamente.
La seconda disse:
“IO SONO LA FEDE
purtroppo non servo a nulla.
Gli uomini non ne vogliono sapere di me,
non ha senso che io resti accesa”.
Appena ebbe terminato di parlare, una leggera brezza soffiò su di lei e la spense.
Triste triste, la terza candela a sua volta disse:
“IO SONO L’AMORE
non ho la forza per continuare a rimanere accesa.
Gli uomini non mi considerano
E non comprendono la mia importanza.
Troppe volte preferiscono odiare!”
E senza attendere oltre, la candela si lasciò spegnere.
…Un bimbo in quel momento entrò nella stanza
e vide le tre candele spente.
“Ma cosa fate! Voi dovete rimanere accese,
io ho paura del buio!”
E così dicendo scoppiò in lacrime.
Allora la quarta candela, impietositasi disse:
“Non temere, non piangere:
finchè io sarò accesa, potremo sempre
riaccendere le altre tre candele:
IO SONO LA SPERANZA”
Con gli occhi lucidi e gonfi di lacrime,
il bimbo prese la candela della speranza e riaccese tutte le altre.
CHE NON SI SPENGA MAI LA SPERANZA DENTRO IL NOSTRO CUORE……e che ciascuno di noi possa essere lo strumento, come quel bimbo, capace in ogni momento di riaccendere con la sua Speranza,la FEDE, la PACE e l’AMORE.
Ho giurato di non stare mai in silenzio, in qualunque luogo e in qualunque situazione in cui degli esseri umani siano costretti a subire sofferenze e umiliazioni. Dobbiamo sempre schierarci.
La neutralità favorisce l’oppressore, mai la vittima.
Il silenzio aiuta il carnefice, mai il torturato.
(Èlie Wiesel)