Le stelle non cadono solo a San Lorenzo:riflessioni emotive sull’operare contro ogni forma di violenza.

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“Non dimentico facilmente gli occhi di alcune donne, specialmente quelli neri o viola. Non quelli dipinti con le lenti a contatto o con un bell’ombretto colorato, ma quelli segnati da un pugno o da una bottiglia d’acqua piena scagliata improvvisamente.
Non dimentico facilmente le emozioni che emanano: rabbia, sarcasmo, tristezza, nervosismo, speranza, confusione.


Non dimentico facilmente le sue parole “mi sento in colpa verso me stessa. Guarda come mi sono fatta conciare”, così come averle ribadito che non deve sentirsi in colpa, ma essere fiera di aver composto il numero di telefono per uscire dall’inferno.
Non dimentico mai Noi che, con ruoli diversi, ma tutti essenziali, siamo accanto a questa donna e a molte altre. Anzi, ne vado fiera. Perché il segreto, in questi casi delicati, è fare le cose INSIEME”.

Questo post lo avevo scritto sulla mia pagina personale del social, una sera particolare, la sera di San Lorenzo, quando tutti si soffermano con il naso all’insù per cercare almeno una stella cadente.
Quel giorno, mi sono recata al Centro Antiviolenza per i colloqui che avevo programmato.
Mi trovo davanti lei, il suo occhio nero, la sua agitazione, la sua mascella gonfia, la sua dipendenza da quell’uomo, le varie contusioni e le numerose lacrime.
Ciascuno potrà pensare che per noi, che maneggiamo dette situazioni molto spesso, la violenza sia ormai scontata. Invece non lo è. Mai.
Torni a casa, ti butti sotto la doccia per rilassarti un attimo, prepari la cena, parli con le persone a cui vuoi bene, esci con le amiche o guardi un film, ma senti che hai un pensiero che rimane fisso.
In realtà stai “ribollendo” dentro, a causa di sentimenti contrastanti. Per la rabbia nel vedere i lividi, per la rabbia nel vedere quel cellulare che continua a squillare sulla scrivania ed appare il nome dell’uomo, per la rabbia nel vedere quei messaggi dove le dice volgarmente che è una “poco di buono” , che senza di lui non sarà mai nulla e poco dopo appare un “mi manchi, ti ho pensata tanto”, parole tipiche e false.
Molte volte mi sono riscoperta ad osservare profondamente le nostre donne, pensando a quanta violenza hanno subito, perché tante volte non si tratta solo di pugni, calci, bottiglie d’acqua lanciate, ma anche di violenze psicologiche profonde, nonché sessuali, che lasciano segni indelebili.
Allo stesso tempo, però, stai “ribollendo”, per la contentezza legata all’essere riuscita a proteggerla e sei felice di aver fatto bene il tuo lavoro, aiutando chi da sola non può farcela perché, in molti casi, è sola davvero.
Nelle vicende in cui sono coinvolti anche i minori, invece, il lavoro si raddoppia (o triplica, a seconda del numero di bambini) così come la rabbia. Tu li guardi, li prendi in braccio, a volte li stringi a te, perché ti viene naturale quella funzione di accudimento e pensi che non dovrebbero vivere tutte quelle cose brutte.
Dopo alcuni anni di lavoro nel sociale, non so ancora come arrivare a casa senza che quella parte della giornata riemerga e forse, per ora, è meglio così. Ne sono contenta perché mi regala ogni volta un momento per riflettere e poi…..mi conferma che non sono una macchina e che il lavoro sociale, lo puoi fare bene quando lo senti dentro.
Quello che conosco è la cura e la motivazione che ci metto nel portare avanti quello in cui credo, così come la grande fortuna che ho nell’essere inserita in un’equipe di lavoro che si confronta, discute e comunica, sempre tenendo presente che è necessario agire INSIEME. L’unione tra donne, unite grazie ad un obiettivo comune, genera positività e appoggio.
Ed è così che le emozioni legate al singolo caso possono essere condivise, operando adeguatamente.
Molti pensano, erroneamente, che per essere un Centro Antiviolenza, basti definirsi tale. Niente di più errato. Esistono professionalità, ruoli, requisiti, tavoli tecnici, supervisioni, documentazioni da curare, metri quadri da rispettare, chiamate a qualsiasi ora, emergenze e processi da affrontare. Non esiste improvvisazione in questo settore.
Ah dimenticavo, anche la mancanza di fondi genera rabbia, poiché per ogni lavoro di assistenza, qualche soldino in più non guasta mai.
Tutto questo però è ciò che Noi, impegnate su questo versante, abbiamo scelto di affrontare.
Tutto questo è per loro, le stelle che non cadono solo a San Lorenzo, ma tutto l’anno.
E a volte, purtroppo, si spengono. Per sempre.

Assistente Sociale
Dott.ssa Stefania Scapolan

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