Le donne e la casa vivono la loro storia d’amore, fatta di gesti, di attenzioni, piante e fiori! Una storia che non si racconta ma che è fatta di consuetudini, di sommatoria di azioni e ricordi custoditi nella memoria. Questo vuol essere un omaggio a chi abiterà la nostra Casa, perché possa trovarvi la Cura, il Cuore che ogni giorno cerchiamo di mettere in ciò che facciamo.
Si dice che le donne che stanno in casa sono segregate e quelle che lavorano fuori sono libere; la vita domestica risulta così chiusa in un perimetro stretto sia dal punto di vista dello spazio che del tempo. Ma lo spazio si può organizzare, per vivere bene il proprio corpo, i sentimenti, la fantasia e non avere limiti di creatività come invece si è soliti avere nello spazio esterno, che sia un ufficio o comunque un luogo professionale.
Lo stesso possiamo dire per il tempo, un tempo che non deve essere svuotato ma nemmeno preponderante, un tempo controllato che non sia troppo “sociale” ma nemmeno troppo “domestico”.
La casa contadina è per tradizione un luogo retto dal sapere femminile; ogni casa ha una propria storia, fatta di generazioni, di gesti ripetuti per consuetudine in un evolversi di tempo che non esclude né le perdite.. di tempo né gli sprechi. La casa è un ambiente di prova, sperimentale, dove attraverso tentativi ed errori si realizza il rapporto col proprio ambiente, col proprio benessere.
La topografia della casa nel mondo contadino è studiata, da Jocelyn Bonnet, in riferimento alle abitazioni rurali dell’Alsazia, la piccola regione francese posta a ridosso di Svizzera e Germania, dove le vecchie case che si vedono nei villaggi sono state ricostruite nel 18°secolo o più tardi.
Benchè abbiano perdute alcune parti come l’orto e il pozzo, non sono per questo meno caratteristiche di uno stile di vita di cui, grazie ad un’osservazione attenta, è ancora possibile cogliere le costanti.
La casa contadina è un rifugio, ma anche sinonimo di discendenza familiare; è il luogo in cui nascono, muoiono e si avvicendano le generazioni; un piccolo mondo in cui il proprietario è lo stimmhalter erede della casata, che fonda la sua forza sulla compagna, garante dell’integrità del luogo: la mamala.
La donna – come pilastro della società rurale – è rappresentata nello spazio domestico dal pilastro centrale di quercia, che sostiene la trave maestra del soffitto. Questa trave è ciò cui le donne (e solo loro) usavano appendere i cappelli. Il pilastro ricorda che la madre è la discendenza e – nella casa – il pilastro fa si che possa resistere ad eventuali spinte o pressioni così come le madri nelle proprie case. Il pilastro è presente in tutta la casa, dalla cantina al solaio, grazie all’insieme delle attività domestiche.
Anche l’uomo è rappresentato da un elemento architettonico, il pilastro o sostegno d’angolo. Le travi d’angolo agli angoli delle case hanno la sezione a forma di squadra ed i contraffissi si differenziano in due parti di legno, una diretta verso il basso ed una verso l’alto. Ripetendo in modo simmetrico questo motivo i carpentieri ottenevano il cosiddetto mann, ”buon uomo”, che applicavano sugli spigoli dei muri.
Questo sostegno è spesso decorato col patronimico e porta le date di costruzione della casa od altri segni distintivi. La trave d’angolo rappresenta il potere della parte maschile della discendenza; collocata d’esterno rappresenta un inconfutabile segno di proprietà che identifica il capo della casata.
Al pilastro d’angolo esterno corrispondono – internamente – due luoghi riservati agli uomini: il Cantuccio del Buon Dio (altarino familiare) ed il posto del padrone di casa e degli uomini quando mangiano o stanno in soggiorno.
Lo spazio essenzialmente diviso in maschile e femminile è dominato da una legge di complementarietà; tuttavia solo la donna governa questo mondo domestico che l’uomo le affida.
Nelle case alsaziane la cucina è regno esclusivamente femminile, in cui lavorano solo le donne. L’accesso a questo locale è sempre di fronte alla porta d’ingresso ed è l’ambiente privilegiato della casa, dove il focolare è acceso. La cucina concentra i simboli di quello che è il capitale femminile, ma tutta la casa permette alla donna di esercitare il suo potere – autorità. Nelle case di campagna le parti femminili e maschili sono facilmente riconoscibili: il pilastro d’angolo esterno, il cantuccio del Buon Dio, il pilastro centrale, la cucina.
Ad esclusione di questa – esclusivamente femminile – lo spazio è visto come luogo in cui la comunità vive condividendo compiti che sono liberamente accettati.
Dal numero delle attrezzature domestiche, delle provviste, della varietà della cucina si misura il prestigio della padrona di casa.
Se prestiamo attenzione sullo sfondo c’è sempre una storia d’amore tra la donna e la propria casa, come se la casa fosse disegnata su di una filigrana e dove l’intreccio dei fili sottili è dato dalle relazioni, dalle abitudini, dai gesti.
Noi vogliamo essere parte di questa filigrana, lo sfondo che crea un contesto, che facilita i rapporti, che permette di avere un “cantuccio” dove stare per poi poter continuare a camminare verso i propri obiettivi